Ora siamo rimasti soli, insieme a voi,
Anche se in solitudine, soli, non si è mai.
Si sa che siete rimasti soli qui con noi
Soltanto per sentire come va a finire la storia di Genji,
Che noi ci accingiamo subito a raccontar,
Anzi, dopo che i versi della strofa non sono esattamente numero pari...
Genji l'abbiam lasciato ch'era ancora in povertà,
A casa a non fare un cazzo scaccolandosi l'ombelico.
Quello che il futuro ha per Genji da riservar
Sicuramente non mancherà di soddisfarvi l'appetito
Di sapere il sapore che il pollo ha,
Quel pollo che lui tosto rosicchiava dentro al letto,
Del quale una scheggia si è andata ad insinuar
Fra un dente e l'altro provocandogli un gran dolore...
Ahia però!
E io non sapevo come fare,
Non potevo più ruminare.
Sono andato persino in bagno a rovistare,
Ma anche lì non c'era niente da poter usare,
Finché la mia blatta – Lolita -
Non mi ha messo un segmento lì fra le dita,
Di quello spago in lanetta ombelicale
Sul quale io mi ero messo a lavorare:
Me lo passo fra i denti...
Con dei gentili e delicati movimenti lenti,
E rivelandosi perfetto per l'estrazione,
Mi porta lesto ad una rivelazione,
E la mia idea non era poi affatto male:
Di divententare un magnate del filo interdentale,
Realizzato interamente in lanugine ombelicale.
E fu così che Genji la mise in culo a tutti,
Insegnandoci che nella vita
Non conta essere belli o brutti.